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drastica poetatura

evitare di starti col fiato sul collo

pur volendolo baciare in ogni istante

essere presente senz’esser pedante

almeno da lontano esser meno pesante

che t’amo ovunque sia dev’esser spaesante

nell’aneddoto della mela ora mi sento il ramo

né il saggio che la coglie né il poeta dotato che proclamo

ti guardo ti sostengo ti nutro con un dito

siamo una cosa sola finchè mi lascerai

mi tiri verso te e a terra mi trai

m’attiri verso il vuoto ti sento oltre l’udito

ho visto in te il fiore come l’avessi in mano

ora vedo la mela rotolare lontano

peccato che pei meli non funzioni la talea

memento bionda

fresca giovinezza che arrossendo mi sorridi
ginnica e leggiadra come in una fiaba
spontanea dea bellezza d’azzurroterso iridi,
ribelle eccezione all’impossibilità della perfezione,

dimentica d’esser bella
assorta in qualche sbatta
o quando si concentra
per yoga con i mantra

e allora più che mai
le sue guance bacerei
le simpatiche fossette
pungerei con le basette

semplice, speciale, capelli colore di paglia matura
normale, pura, un capolavoro di madre natura

aruspicabile

come un passero contro la finestra
ecco muore anche la felicità
cercava di entrare anche s’era sporca
un tonfo e s’è rotta la testa

passerottina morta
avvicinarti t’ha uccisa
potevi entrare dalla finestra aperta
invece che da quella chiusa

un petalo senz’ali c’è riuscito
di quelli a cuoricino kitch tutto rosa
che vorrà dire o mia musa
che è tutto finito?

un amore nuovo che questo ha esaurito
del resto i poeti felici non piacciono a nessuno

la sabbia di domani

benedetta tu sia, il futuro su te poggia
confortevole ultima spiaggia
a far meglio sei lo sprone
verde miraggio, unica consolazione

remota, maledetta, falsa, vana, sola
ingannevole illusoria
traditrice, mai di parola
persa e aleatoria

dimenticata tra le disillusioni
abbandonata tra sogni sbiaditi
sei la regina dei bidoni
degli errori più arditi

anche se fai bene di quando in quando
a starti aggrappati si muore cagando

brilla la brina

brilla la brina sulla terra bruna

si alza svogliata la mattiniera bruma

e galleggia piano nella valle

come una coltre di schiuma

Goethe

“Che piacevole gioco! S’avvolge al filo il disco, ch’era sfuggito di mano, rapido in su di nuovo!

Così, vedete, io sembro lanciare il mio cuore a una bella, e poi a un’altra; ma subito torna indietro al volo.”

più che colpevole

ti ho tradita in mille modi
in diversi momenti per diversi motivi
delle volte sono stato debole
altre più che colpevole

una volta volevo punirti
perchè? non saprei cosa dirti
delle volte l’ho fatto per punire me stesso
infatti è stato un totale insuccesso, del pessimo sesso

e per giustificare la tua gelosia
t’ho scissa dal tuo essermi musa
e per far sopravvivere la mia poesia
l’ho liberata altrove e là s’è dischiusa

ho riciclato i ti amo e i tuoi vecchi doni
e non mi rammarico se non mi perdoni

pudore farabutto

alla quarta festa od occasione
in cui incrociamo lo sguardo
penserai, e a ragione,
che soffra di un grave ritardo,

ch’io sia muto o senza fantasia,
che tu non mi piaccia
o qualche altra eresia,

perchè anche se lo ammetto
non sono un gran poeta
senz’altro al tuo cospetto
divento analfabeta,

mi perdo nei tuoi occhi
divento un pesce lesso
che poi tu ti balocchi
e credi che son fesso

se poi per fare il grullo
con versi poco onesti
citassi un po’ catullo
chissà che penseresti
“è pure pretenzioso
snob e nerd, un altezzoso”

ma poi se sei una dea
e no, non c’hai un adone
con me prendi un poeta
forsanche il più coglione

t’imploro col pensiero
non posso evitarlo
-muoviti, amami-
ripeto come dentro
mi consumasse un tarlo

se anche mi concentro
e vorrei dirti tutto
perchè poi non ti parlo?
pudore farabutto

ma bella come sei
io altro non sarei
che uno tra quei tanti
illusi spasimanti

se fossi tu piuttosto
a voler ch’io ti canti
sperare malriposto
se ti facessi avanti

come d’una statua il cenno,
l’occhiolino di un ritratto
andrei fuori di senno
darei fuori di matto

se invece fossi tu
a voler che io ti canti
volesse manitu
e shanti shanti shanti

pure struttura e metrica vanno a puttane

per quanto scaltro
ecco che ancora mi sbaglio
e non capisco altro
se non che dovrei darci un taglio

dedico rime a una che m’ispirava
ed ecco puntuale voleva solo la fava
se invece una me la voglio scopare
sono un maiale e quella scompare

preferirebbe un sonetto almeno
che capirebbe come fosse in armeno
senza scomodare le leggende greche
nè citare in giudizio cosmoagonie azteche

mi dice che tanto non sono tolstoj
come per dirmi,
con sta cosa che scrivi,
che cazzo vuoi?

che poi dubito abbia letto guerra e pace

non so se le piace o ne sia punto capace

ad esempio chissà la sua faccia

nel non leggere il più giusto le piaccia

e il saggio lev non scriveva per portarsele a letto
ma di certo nemmeno per gli analfabeti o per puro diletto

quindi, certo, confondo me stesso
la letteratura, quello che scrivo io e il sesso
le aspirazioni stesse mi pajono confuse
ma più di tutto lo son le mie muse

per fortuna le parole non arrossiscono

Avete voi riso della favola della volpe e dell’uva? io no, mai. perchè nessuna saggezza m’è apparsa più saggia di questa, che insegna a guarir d’ogni voglia, disprezzandola.
cit da Quaderni di Serafino Gubbio. p716 L. Pirandello

Prova l’alzheimer

sei il ricordo di un’occasione
fugace, svanita, forse sprecata
il piacere quasi tattile d’una visione
nel vapore d’alcol di una bella serata

un viso amico ad un palmo di bacio
in un posto dove non ero mai stato
a un concerto che ho invece scordato
e non lo dico per fare il macho

perchè ho ancora bene in mente
la sensazione d’essere affini,
che potevan scapparci dei grandi limoni
belli brilli, soli in mezzo alla gente

fuori da quella porta sugli scalini
con le monetine a fare i cretini
ed investitomi cavaliere del bere
a te o mia dama, innalzo il bicchiere

chissenefotte poi della poesia
giàcchè già lo so che non sarai mai mia
come non lo fosti in quella sera lontana
butto il bicchiere meglio una damigiana

saranno passati ormai alcuni decenni
e i nostri fegati tutt’altro che indenni
e anche se un po’ di neuroni saranno annegati
tu, quella sera, quegli occhi gattati

mi resti dentro come un dejavù
chissà che faremmo oggi a tu per tu

distanti saluti

mi manchi come un tiratore scelto, a caso.
mi manchi come un tiratore cieco, un ciecchino.
mi manchi come volpi e poggi.
mi manchi come il respiro quando ti vedo, da mancamento.
mi manchi come le parole adatte a .
mi manchi come la pazienza alla stufa.
mi manchi come la droga in astinenza.
mi manchi come un boomerang, due volte.
mi manchi come a maometto, un monte.
mi manchi forse perchè sono schivo.
mi manchi forse perchè invece che venir da te, tergiverso e te lo scrivo.
distanti saluti,
spesso tuo,

stefango

Tedio t’amo

Temo, tremo e spero però

credo solo che non son sicuro

vorrei, ma vorrò in futuro?

Dalla noja al disgusto vero

 

la paura m’attira

m’atterrisce la gioja

l’amicizia cospira

pei nodi che ingoja

 

dolci lacrime calde

pure, finte, libere

da svuotarsi, da bere

codardie ribalde

 

odiar le necessità

come stile di vita.

perfetta biscottata

possa mai, o tu, perfetta biscottata
scordar di portarmi la tua droga squisita
per sfidarmi a duello nei piaceri della vita
combattiamo a barattoli di marmellata

passa a portarmi uno o due vasetti
impugna il cucchiajo se ne hai il coraggio,
tanto vincerò già al primo assaggio
senza modestia, t’arrendi lo ammetti?

è una battaglia all’ultimo sciroppo
c’è frutta abbastanza, lo zucchero è troppo?
goderne come due intenditori
golosi e ghiotti competitori

se gareggi e valuti nel modo giusto
anche a perdere ci provi gusto

chi cerca prova

ho paura che accada di nuovo:
che tutto sia per nulla,
ma anche se è inutile mi commuovo
ed intòno un altro canto per un’altra fanciulla

eppure forse non è niente di speciale,
un’altra cotta che finirà male,
un’altra puntina a cui appender qualche parola,
che suona un vinile, con un nodo alla gola,

per poi accorgermi ancora una volta
ch’era un bell’abbaglio non la svolta,
ma nel mentre crederci fino in fondo
come se dal vuoto dipendesse il mondo

dedicare tempo, energie e amore
imitando il silenzio del pescatore

plurima

ho còlto per te una piccola primula
l’ho posata nel bicchiere da cui hai bevuto
come se per magia potesse bersi il tuo spirito
nutrirsi delle tue labbra o radicare nei tuoi sogni

era d’un giallo squillante vivace
come di primavera precoce
l’ho messa in una conchiglia
di lumaca con un po’ di fanghiglia

e adesso è fiorita gaia e garrula
anche se non c’avevo tanto creduto
come se l’amore avesse attecchito
per prendersi gioco dei miei previmpegni

se solo sapessi come ci si innamora
te lo spiegherei in silenzio in meno di un’ora

ossimorosa

ora so meglio cos’è un bacio strappato
difesa da cattive intenzioni
or a prestare libri sarò più accorto
nel dispensare versi ben calibrato

parlarne come di mie invenzioni
defraudarle del potermi ferire
farle danzare fino all’oblio
come ombre mute, dee scordate

e scriverlo in endecasillabi
per poi abbinarli in dolci rime
financo canticchiarseli in testa
fino a che t’escono buone le prime

potess’io trovar la mia propria musa
o scriver senza bisogn d’una scusa

oboe amare (acufene)

eppure nel dolore ti amo
sei il tessuto e la trama di quel che ricamo
ti penso così tanto che è ridicolo da dire
tanto che di dirlo non temo l’ardire

ti penso così tanto che ti sento nella pancia
come un’oboe di cui sei anche l’ancia
sento che ti amo persino dalle dita
e anche se non fossi il meglio sei la mia preferita

devo davvero pensare a te tutto il giorno
per giorni in un loop senza ritorno
solo per farti ricevere la sensazione
che c’è qualcuno che ti adora con dedizione

come un fischio nel cervello
che fa male anche se è bello

quanto muta

quanto muta il volubile animo mio
quanto parla è da manicomio
copre quasi il sentire
che è cangiante come un fiore

e la tua immane immagine che pare mi tocchi
e le sue riflessioni nei miei occhi
pretesa indifferenza, pretenziosa speranza
un’attesa che è ormai solo mancanza

rimpianto per un futuro lasciato in sospeso
un presente ancora lontano dal sogno
rabbia impotente quasi fossi geloso
disabilità affettive di cui mi vergogno

come se da un mio errore sia tutto dipeso
sarai poi la felicità a cui anelo ed agogno?

banchiera in biancheria

ci si vede si brinda e si beve
si esce e ci si fuma un sigaro insieme
poi scappi poi scrivi
m’intrighi e con gli occhi sorridi

e vieni financo a pranzare
che in casa di un singòl è un bel rischiare
chissà che tempesta ormonale
chissà che lo shock non ti sia fatale

e allora per un paio di ore
giocare ai preamboli dell’amore
un po’ per capire e un po’ per guarire
ed esser pazienti o fare il dottore

e fantasticarci cappellini e fronzoli affini per farlo durare
invertirci i ruoli e sperare che assieme ci si possa curare

ammetto sono un cagasotto ma poi di persona non dico quello che scriverei

t’invio uno smile
apro un nuovo file
no che non esagero
mica ti stalkero
adesso ti digito
da dita in incognito
chissei chissà
per te chi sarò?
e chissene no?
son solo parole
senza pretese nè regole
perchè sono un cagasotto
e perchè scrivere è conoscersi
svelarsi ad occhi invisibili
senza temere il giudizio di chi
puoi poi cancellare con un semplice click

incline all’inchino

crono squartabile
lodo il tuo ritmo
contro l’eterno
gradiente energetico
so che fatichi
più la mattina
alla gravità anche l’ora s’inchina

la lancetta s’inclina

slancio leva e ghigliottina

la lancetta come bacchetta,
d’un mago d’un direttore d’orchestra
o raggio di ruota di bicicletta

è sempre l’ora

ma delle volte è in discesa

mercoledì

candida calda dolce candela
rossa e liscia si scioglie la cera
il tulipano è solo e si gela
fuori a guardare le stelle la sera

liscia e rossa la cera si scioglie
e il tulipano perde le foglie
brucia la fiamma come una lingua
trema lo stelo, teme s’estingua

non si conoscono ma fa lo stesso
del resto l’amore è bello complesso
non ti angustiare se non sai cosa dire
un pensiero vola anche senza parole

e il tulipano senza voler capire
segue la fiamma come fosse il sole

prendermela o perdermela

lucida bella fragrante e succosa
st’appesa la mela croccante e rossa
l’ammira il poeta e coglier non l’osa
eppure gli pare che prenderla possa

è meglio attendere forse è un po’ acerba
pensa sdraiandosi adagio nell’erba
quant’è incredibile madre natura
contempla il vate componendole un’ode

fulminea invece la mano golosa
l’afferra la gusta il sapore ne gode
mentre il poeta tergiversa e chiosa
il contadinello lo sa che è matura

forse un poema l’avrebbe colta perfetta
ma il saggio agisce, non aspetta

aracnidelfino

come un ragno la sua tela, fila in trame a lui sol note
il pescator con la sua vela, getta ai flutti la sua rete
poi però può capitare una farfalla od un delfino
e il predator diviene preda di uno scherzo del destino

di quell’ali rossopinte il ragno tosto s’innamora
nonostante quella fame che da dentro lo divora

il mozzo sgarbuglia il groviglio di maglie
guizza ‘l delfino e fugge contento,
il ragno i suoi nodi con cautela scioglie
libera vola la farfalla nel vento

dopo strenuante e spasmodica attesa
veder la creatura catturata indifesa
smuove il ragno, il pescatore
che però digiuno muore

diniego enigma ghiaccio e magma

più del gelo dell’inverno
sento dentro il tuo silenzio
e mi sembra che sia eterno
e mi sballa come assenzio

il tremore mi attanaglia
quando sento la tua voce
e la lingua mi si impiglia
segue il battito veloce

mi va a foco tutto il petto
vi fiorisce un buco nero
e anche se non son perfetto
proverò ad esser sincero

l’unico motivo per cui non impazzisco nel non vederti, adesso
è che voglio starti accanto per tutta la vita, e non solo sesso

The ascent

In the ascent you breathe so loud

the beating pulse is all you sense

you see yourself upon a cloud

hence you’ll listen to nothing else

on the top the noise will stop

and heavy thoughts will drop

hear clear silence of blowing air

in the middle of nowhere

where men feel close to the sky

and the spirits lightly fly

when there is no one to blame

it will start to rain again

as a voice togheter sing

on a free ladybug’s wing

didn’t need any way down

we just needed each other sound

running was lighter than walk

to understand we didn’t talk

feeling everyone’s around

cause the effort’s a deep bound

as your feet touch the ground

with new friends yourself you’ve found

on the path on roots and stones

feel the rythm in our bones

searching jupiter in the sky

looking up above our nose

sensing time is passing by

moon and friends are always close

we came here to have a try

now we leave but we won’t cry

knowing that we learned much

we should really keep in touch

from tomorrow in our home

we won’t feel so much alone

from tomorrow smile and think

at those unbreakable links

we’ll remember tosts and drinks

and in sorrow we won’t sink

traduzione tradimento?

in salita respiri così affannosamente
che il cuore rimbalza nella tua mente
tra le nubi ti vedi luminoso e ridente
ad altro non pensi che al vuoto niente
gravi pensieri ti lasci alle spalle
in cima solo senti il rumor delle stelle
ascolta il silenzio del vento che romba
lassù sei solo vita il mondo è una tomba
dove ci si sente più vicini al cielo
e spiriti danzano dietro al velo
quando nessuno puoi maledire
e la pioggia non sembra voler finire
d’un sol fiato insieme cantare
libere coccinelle pronte a volare
non c’è bisogno di un vero sentiero
ma sentirsi con gli altri un semplice intero
e correre è più facil che camminare
non servon parole per farsi capire
poichè la fatica è un legame profondo
e il suono di passi amici fà da sfondo
senti i piedi posarsi sul mondo
e gli altri capisci in un secondo
sul cammino passar su rocce e radici
sentir il ritmo nelle ossa, sentirsi felici
col naso all’insù a cercare Giove
sentire le lacrime sentire che piove.
siam venuti per metterci alla prova
chi cerca qualcosa amici qui trova
sapendo che abbiamo imparato un bòtto
dovremmo tenerci tutti in contatto
da domani torniam ai nostri paesuoli
mai più sentirem d’esser poi così soli
da domani a casa ripensa e sorridi
a quei legami indistruttibili
ricordi dolenti mesto e muto gridi
brindisi e spiriti memorabili

Francia, Vers estate 07
ricordi di spiegazioni di ricordi di impressioni on aprile 12, 2010 said:

Sento, ondeggianti come steli di lavanda
i miei compagni spazientirsi, in attesa dell’alba,
sento, un silenzio lento immobile concentrato nel vento
denso che sembra pesare
quasi il pensiero fosse di plumbee nubi
e nel vuoto si propagasse alla velocità del suono
il sole si fa attendere, il tempo no,
i colori cangiano e il sole sale un po’
stiamo facendo quello che raramente facciamo,
quasi per disabituarci da ritmi meccanici e infecondi,
stiamo a sentire l’effetto della terra che gira,
ognuno è solo e la sua attenzione
vola tra gli altri frusciando, li accarezza li circonda
osservo percepire la situazione, li vedo sentire la posizione,
come se avessero delle vecchie radici,
come fiori o menhir,
passivi lasciano che il sole di ogni giorno li penetri fino a scaldarli,
scrollano di dosso tutte le mattine perse senza gusto,
li guardo osservare loro stessi muoversi assieme in sintonia verso il sole
guardo i loro volti assonnati illuminarsi nell’inconsueto rito
li vedo uscire dal loro abituale mondo come da una scorza d’ombra
sento in loro l’aria di una preghiera
gustano un altro giorno eterno.
il tramonto tra i monti non è un granchè
si è stanchi e distratti si cantano le quotidiane fatiche
un giorno dico che la routine va spezzata
il giorno dopo, invece, la luna, mai così piena, 
è oscurata dai lampi di un temporale inopportuno.
Ci troviamo in piedi alle 3 per essere in cima al monte in prima fila per la nascita del sole
colpo di scena scema il temporale
e dopo aver perso ore di sonno e un po’ d’entusiasmo ci incamminiamo sulla via

Un matrimonio dura per sempre meno di un funerale

Non puoi capire..
la vita è una bastardata..
continuo dover volere per fingere di non sentire..
dal campanile a sfondo 
giochi di fumo in controluce
scroscia il silenzio
come campane cadono tuoni..
gonfi sguardi sfuggono 
dietro colano ombre d’imbarazzo disadatto
scappano e scoppiano..
vuoti cercano lacrime
che non dimenticano.
lacerato il dentro del fuori..
solo freddo scorre
nessuna maschera da sciogliere
nient’altro da dimostrare..
il peso di un gridare annegando
e stringi mani forte d’un fiato
e forte stretti un cuore alla morsa..
la morte digerita d’un sorso
e un sorriso a ricordarne di veri..

Spacca lo specchio/ Smash the mirror

Collecting wishes from far away,
in an empty town at the idi of May
the pollin the bottle, in a mouthful will inspire
oh wind make me, in a deep breathe, thy lyre
Fillin it up with white fake emptiness
absolutely with nothing, more or less.
A butterfly catcher running after the wind
followin floating flakes of lightness wing’d
On the bottom, where the seasound lies
dreg of prosits, flash of smiles, echo of cries.
Clouds of powerful powder, ashes and dust
the time won’t last as a bomb will blast.
The silver behind the glass we came to crash
every prejudice to smash.




Traduzione semi-ragionata di Spacca lo specchio

Raccogliendo sogni da molto lontano
a metà maggio nel bareggiano
il polline nella bottiglia d’un sorso ispira
o vento d’un soffio fà di me la tua lira.

Con falsovuoto reimpir il recipiente
colmarlo per bene, più o meno con niente.
Rincorrer batuffoli con l’acchiappafarfalle
foss’anche solo per sembrare un pò folle.

Sul fondo, dove riposa il suono del mare
l’eco di grida, sorrisi e brindare
fiumi di fumo, polvere e cenere
come una bomba, il tempo sta per esplodere.

Spacca lo specchio, squaglialo in scaglie
scaglia le schegge e il velo taglia.

Il cielo in un bicchiere

Il cielo è un bicchiere, bacinella capovolta in cui intingo il pennello che subito rilascia colore, consuma la gravità e si scioglie sfumato, sfrigola quasi al contatto col nero costellato di buchi il fumo dell’ultima sigaretta, il solito grigio leggermente precipita a contaminare il fondo del bicchiere ormai trasparente di vuoto, sublima il tempo.

 

 

Poesia, caldo dolce metaluogo che circonda avvolgente l’impalpabile organo che pulsa d’immunifiche immagini dispensatore, pure scariche di riconoscimento di fluidi legami , richiama l’ancestrale piacere di manipolante creatività, è puro istinto diluito in rivoli di veloci movimenti di lingua, diletto disciolto nel contatto con etereo concetto, brivido sublimato in un grido di ghiaccio, ritmico vibrar del suono dei corpi afferrati coi denti, scanditi nell’ampio respiro di una voce primitiva, verso d’intensa intesa libero sfogo, rumore del gesto di cogliere il frutto dopo aver goduto dello struggimento nell’attesa, toccare il senso profondo dentro cui è distillata l’essenza della vita